Nei campi di detenzione militari di Langwasser e Woldenberg, ai confini di Germania e Polonia, furono rinchiusi dai tedeschi prigionieri di guerra di numerose nazioni europee. E’ in questi luoghi, dalla fama triste per la durezza delle condizioni di vita, che si svolsero nel 1940 e nel 1944 edizioni clandestine di competizioni olimpiche: la XII e la XIII Olimpiade, che ufficialmente risultano come non disputate a causa della guerra .
Furono i reclusi in quei campi di prigionia che scelsero di riscattare la propria dignità di esseri umani tenendo alta la bandiera dello sport e della civiltà di fronte alla barbarie nazista.
Prende spunto da quegli eventi il film di Alfredo Peyretti “L’0limpiade Nascosta” che Rai propone al pubblico anche in vista della prossima edizione delle Olimpiadi di Londra 2012. Interpretata da Cristiana Capotondi e Alessandro Roja e con Gary Lewis, Andrea Bosca e Johannes Brandrup, coprodotta da Rai Fiction e Casanova Multimedia, la miniserie andrà in onda in due puntate, domenica 27 e lunedì 28 maggio in prima serata su Rai1. Soggetto e sceneggiatura sono firmati da Maura Nuccetelli, Fabrizio Bettelli e Francesco Miccichè.
Nella primavera del ’44, in un campo di prigionia polacco un gruppo di detenuti progetta dei Giochi simbolici per riappropriarsi di quella dignità che i nazisti quotidianamente calpestano. Scoperti dai loro aguzzini, accettano la sfida impossibile posta dai tedeschi, intenzionati a disputare davvero le Olimpiadi per dimostrare definitivamente la loro superiorità su di loro.
A sorpresa, i prigionieri accettano. Non perché credono di poterli sconfiggere sul campo (nelle condizioni in cui sono, denutriti e debilitati, sarebbe impossibile), ma perché con l’aiuto della Resistenza, distraendo i tedeschi con le gare, potranno salvare le vite innocenti di donne e bambini rinchiusi in un campo di transito adiacente.
Pur essendo i personaggi e le situazioni rappresentati frutto di fantasia, il film vuole onorare quei fatti e gli uomini che ne furono protagonisti, il loro coraggio e il loro insopprimibile senso sportivo. Ma L’Olimpiade Nascosta racconta anche, come spiega il regista, “una grande storia d’amore, di sentimenti e di sport nel contesto storico difficile e conflittuale della seconda guerra mondiale”.
“Location ideale, nella sua tragica realtà -continua Peyretti- Theresienstadt, l’antica fortezza a forma di stella, nei dintorni di Praga, edificata nel 1780 dall’imperatore d’Austria Giuseppe II e trasformata dai nazisti in campo di concentramento e di transito verso i luoghi di sterminio.
Nel campo un’umanità eterogenea, diversa, distinta, eppure unita da un destino comune di sentimenti, di speranze e di spunti vitali come lo sport”.
A quelle Olimpiadi dimenticate, il CIO non ha mai dato pieno riconoscimento. Se ne trovano, però, commoventi tracce nel Museo dello Sport di Varsavia nel quale sono conservati piccoli oggetti ricavati dal nulla ma essenziali per far rivivere, anche all’interno di quei lugubri recinti, dei veri Giochi Olimpici: uno straccio consunto con dei cerchi dipinti a mano che fu la bandiera del ‘40, coppe ricavate con delle gavette, medaglie disegnate sul cartone, gagliardetti decorati con il filo spinato quale premio per i vincitori. “Erano vietate prove come il salto con l' asta, per timore di fughe; erano cassati gli sport di estrazione militare, come la scherma: si temevano sommosse” scrive Flavio Vanetti sul Corriere della Sera del 23 marzo 2007. Come in una vera competizione sportiva ci furono anche allora dei veri e propri eroi, “come Teodor Niewiadomski –continua l’articolo- morto negli anni 90, la mente dei Giochi 1940. Fece di necessità virtù: si inventò gli inni nazionali suonati di nascosto con un'armonica; introdusse il getto della pietra, non essendo disponibile un peso regolare(…), mascherò con la biancheria stesa il campo di pallavolo”.