“Fra sabbie non più deserte sono qui per l’eternità i ragazzi della Folgore: fior fiore d’un esercito d’un popolo in armi. Caduti per un’idea, senza rimpianti, ammirati nel ricordo dello stesso nemico…” E’ questo l’incipit della lapide commemorativa posta al sacrario di El Alamein che, in qualche riga, racconta una storia e al contempo lascia un messaggio per le future generazioni. A 70 anni dalla Seconda battaglia di El Alamein (23 ottobre – 3 novembre 1942), arriva su Steel (Mediaset Premium sul DTT) uno Speciale prodotto dal Canale che ripercorre i momenti salienti della battaglia che rappresentò, al pari di quella di Stalingrado, un evento chiave nello svolgimento della II guerra mondiale. Ad accompagnare lo Speciale il film: “El Alamein – La linea del fuoco” (2002) diretto da Enzo Monteleone ed interpretato da Paolo Briguglia, Emilio Solfrizzi, Thomas Trabacchi, Luciano Scarpa e Pierfrancesco Favino.
L’appuntamento è per giovedì 1 novembre alle 21.15.
Oltre ai documenti dell’Istituto Luce e alle rarissime immagini tratte dall’archivio storico dello US Defence Visual Information Centre (Dipartimento Americano di Difesa), arricchiscono lo Speciale le testimonianze del Conte Francesco Marini Dettina (medaglia d’argento al valore militare), il Generale Carlo Massoni e il paracadutista Fernando Tabelli, reduci di El Alamein. Per comprendere l’eredità di questa battaglia, l’intervista esclusiva al Caporal Maggiore Scelto Annalisa Salviani (Reggimento Paracadutisti “Nembo”) e al Caporal Maggiore Capo Fabio Botticelli (Reggimento Paracadutisti Folgore).
El Alamein – Lo Speciale
El Alamein è stata una delle battaglie decisive della seconda guerra mondiale, quella che segnò – come Midway pochi mesi prima o Stalingrado pochi mesi dopo – il rovesciamento delle sorti. Infatti, vincendo in Nord Africa nell’ottobre del 1942, gli alleati furono poi pronti ad attaccare direttamente il territorio italiano.
A rendere di particolare valore l’atteggiamento dei militari italiani appartenenti alla Divisione Folgore dei paracadutisti, la loro estrema resistenza – nonostante la notevole sproporzione di uomini e mezzi rispetto al nemico – nella zona meridionale del fronte, mentre le divisioni corazzate tedesche ripiegavano per mancanza di carburante, compromettendo l’esito della battaglia.
“Dopo la guerra – dichiara il Conte Francesco Marini Dettina – noi ci ritrovammo tutti uniti, sia noi dell’Africa, quelli del sud e quelli del nord, nella consapevolezza di aver compiuto ciascuno il proprio dovere. Questo è stato El Alamein per noi, per voi giovani sono pagine di storia, per noi sono solchi profondi nella nostra vita. Solchi dal cui sangue si illuminano le origini della Folgore e il suo cammino…”.
“Durante la notte – ricorda il Generale Carlo Massoni – abbiamo avuto un attacco di fanteria inglese che veniva a recuperare un capitano che noi avevamo catturato. Il loro gruppo era formato da 30 – 40 persone, il nostro era molto più forte, eravamo armati di un cannoncino e avremmo potuto sostenere anche un attacco superiore a quello, così, li invitai ad arrendersi, invece loro si sono buttati a terra hanno iniziato a sparare. La nostra reazione è stata quella di rispondere al fuoco e di far fuori tutti gli uomini. Avevo il cuore che lacrimava a dover uccidere delle persone in quel modo ma abbiamo dovuto farlo”.
“Ciò che l’esperienza vissuta ad El Alamein mi ha lasciato – afferma Fernando Tabelli – è innanzitutto l’altruismo. La vita va vissuta con sentimento, molti ragazzi hanno dato la vita per me in quel posto e lo hanno fatto perché lo sentivano veramente e non per soldi”.
El Alamein – La linea del fuoco
Nell’ottobre del 1942 l’esercito italiano è bloccato presso El Alamein a un centinaio di chilometri da Alessandria. L’avanzata dell’Asse è stata fermata dalla depressione di El-Qattara, una striscia desertica che si è rivelata insuperabile. La storia segue le vicende di alcuni soldati della divisione Pavia ed è narrata in una sorta di diario dal soldato Serra, un V.U., volontario universitario, che è partito entusiasta di vedere l’Africa e convinto che la vittoria fosse una formalità.
La pellicola del 2002, diretta da Enzo Monteleone, si aggiudica 3 David di Donatello (miglior fotografia, montaggio e sonoro in presa diretta).