Sono pronte le regole per l’asta sulle frequenze televisive del digitale terrestre. Il Consiglio dell’Agcom ha dato il via libera all’unanimità al provvedimento, dopo aver ottenuto il parere positivo da parte di Bruxelles.
Non potranno puntare ad ottenere nuove reti i big del mercato, come Rai, Mediaset e Telecom Italia, mentre Sky potrà concorrere solo ad un lotto in gara. La decisione arriva un anno dopo la scelta del ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, di cancellare il beauty contest, che assegnava gratuitamente le frequenze, e prevedere un’asta che, secondo valutazioni di Mediobanca, potrebbe garantire introiti per un miliardo e duecento milioni di euro. All’asta, per il momento, andranno però solo una parte delle frequenze, quelle meno pregiate, che avranno un diritto d’uso ventennale. Le altre saranno utilizzate per risolvere problemi di interferenze che penalizzano le trasmissioni di diversi broadcaster o preservate in vista dell’assegnazione alla banda larga mobile.
A partire dal 2016, secondo le regole comunitarie, gli operatori di tlc potranno concorrere per queste ultime frequenze, attorno alle quali si giocherà un pezzo importante della sfida per l’innovazione tecnologica del Paese. Nel primo schema di regolamento, poi modificato dall’Autorità, tali frequenze venivano assegnate per cinque anni alle tv, per poi essere destinate alla banda larga. La cancellazione del beauty contest e l’indizione dell’asta avevano provocato proteste del Pdl contro scelte ritenute penalizzanti nei confronti di Mediaset.
Il Biscione, che come la Rai detiene quattro multiplex per il digitale terrestre più uno per un’altra tecnologia, non potrà partecipare all’asta, così come Telecom Italia, che ha tre multiplex. Il regolamento esclude, infatti, gli operatori che hanno tre o più multiplex. Per rispondere all’obiettivo di garantire un maggior grado di concorrenza e pluralismo nella diffusione dei contenuti, come richiesto anche dalla Commissione europea, il provvedimento consente di concorrere per tutti e tre i lotti ai soli nuovi entranti o piccoli operatori (cioé che detengono un solo multiplex) e per due lotti agli operatori già in possesso di due multiplex, come il gruppo Espresso.
Limita, invece, ad un solo multiplex la partecipazione degli operatori integrati, attivi su altre piattaforme con una quota di mercato superiore al 50% della tv a pagamento, come Sky. Il provvedimento sarà ora trasmesso al ministero dello Sviluppo Economico, cui spetta il compito di approvare il bando di gara. In teoria potrebbe anche essere l’attuale governo a procedere, trattandosi di un atto di ordinaria amministrazione.