L’Antitrust ha avviato un’istruttoria nei confronti della Rai per “Informazioni inesistenti o addirittura ingannevoli sulla copertura del segnale televisivo sia analogico che digitale”. Intervento giusto e auspicato dall’Adoc, che ha denunciato fin dall’inizio i numerosi problemi del digitale terrestre.
“Accogliamo con soddisfazione l’apertura di un’istruttoria dell’Antitrust sul digitale terrestre e in particolare sulla ricezione dei canali Rai – dichiara Carlo Pileri, Presidente dell’Adoc – l’Adoc, fin dal primo switch off in Sardegna, ha sempre denunciato i numerosi problemi del digitale. Secondo un nostro sondaggio il 76% degli intervistati (nelle regioni di Lazio, Lombardia, Piemonte, Veneto e Trentino) ha riscontrato almeno un problema a seguito dello switch off. Di questi ben il 53%, circa un utente su due, si lamenta dello scorso segnale relativo a uno o più canali, soprattutto Rai, che impediscono una corretta e continua visione delle trasmissioni. Il 43% si lamenta, invece, della completa assenza di segnale di uno o più canali, specialmente della televisione pubblica. Da evidenziare i casi di Piemonte, dove nei comuni limitrofi di Torino dove l’assenza del segnale Rai, in particolare del Tg Regionale, sta creando non pochi problemi agli utenti piemontesi, e Veneto. Nella zona orientale della Regione, dallo switch-off, i canali Rai continuano ad essere difficilmente raggiungibili. Non solo, si è creata l’assurda situazione che in queste zone del Veneto si vede la Rai regionale friulana e in Friuli quella veneta. Un paradosso moderno e incomprensibile, nonché penalizzante intere comunità. Per questo chiediamo alla Rai di provvedere al rimborso del costo del canone per chi, di fatto, non può usufruire del servizio pubblico.”
Secondo i dati Adoc la maggior parte dei problemi i consumatori la incontrano nella sintonizzazione.
“Il 62% degli intervistati ha evidenziato la difficoltà nel sintonizzare correttamente i canali – continua Pileri – gli utenti si lamentano soprattutto del fatto che sono necessaria continue e periodiche risintonizzazioni dei canali, che spesso “spariscono” o perdono segnale per poi riapparire una volta operata la sintonizzazione. Inoltre, va segnalato che ci sono molti casi in cui si deve “fingere” di vivere in Germania (impostando tale Paese al momento dell’installazione dei canali) per guardare la tv pubblica italiana. Ma in questo modo a saltare è il sistema LCM, che consente di memorizzare i canali nell’ordine tipico del telecomando. Il 33% degli intervistati si lamenta degli alti costi pagati per il passaggio al digitale terrestre, ammontanti in media a 120 euro per nucleo familiare per il solo acquisto dei decorer, uno zapper da 30 euro adatto a ricevere solamente i canali gratuiti e uno interattivo da 90 euro. Come se non bastasse, a queste spese sono state aggiunte quelle per l’antennista, in media 60 euro. Solo in Piemonte sono stati oltre 80mila gli interventi necessari, e non tutti sono andati a buon fine. Il segnale digitale, infatti, per essere ricevuto adeguatamente, ha bisogno spesso di un’antenna di nuova generazione ad ampio raggio di azione, che preveda anche dei “filtraggi” che consentono la cosiddetta “taratura” dei canal, dato che il segnale di alcune emittenti è troppo forte, mentre quello di altre è troppo debole. I cavi, inoltre, devono essere in perfette condizioni, altrimenti quando piove si bagnano e la Tv si vede “pixellata”, come spesso succede. Quindi a volte il semplice intervento dell’antennista non è sufficiente e diventa necessario cambiare completamente l’impianto. Da sottolineare, infine, che il 15% degli intervistati ha puntato il dito contro la programmazione, giudica assolutamente non migliorativa rispetto alla precedente in analogico. Alcune segnalazioni evidenziano come, nonostante il numero di canali sia aumentato, la qualità è rimasta sempre la stessa e quindi, sostanzialmente, l’offerta è rimasta immutata.