TV POPOLARE: primo progetto di un canale televisivo (digitale terrestre, satellitare e web) indipendente, libero e a partecipazione popolare

TV POPOLARE è il primo progetto di un canale televisivo (digitale terrestre, satellitare e web) indipendente, libero e a partecipazione popolare. Un nuovo modello di televisione fatta da e con chi la guarda, che vuole trasmettere contenuti di qualità proposti dai cittadini e dalle organizzazioni impegnate nel sociale, che si trasformeranno in editori del canale.

Per far accendere le telecamere e iniziare le trasmissioni di TV POPOLARE è necessario in primo luogo raggiungere l’adesione di 20.000 cittadini. La campagna di adesione è aperta sul sito www.tvpopolare.it dove i cittadini possono “partecipare” con una quota associativa annua di 25 euro. Anche le associazioni no profit e le imprese etiche, che condividono il progetto, possono proporre contenuti, attraverso l’acquisto di uno spazio televisivo di emissione, e sviluppare le loro idee. Le tematiche e i format proposti saranno votati dai “cittadini editori” attraverso la formula del referendum.

«Sottoscrivere e aderire a Tv Popolare – afferma Stefano Girardi, uno dei fondatori del progetto – è il primo passo per intraprendere con noi questa avventura e contribuire alla forte spinta necessaria per far conoscere questa nuova realtà mediatica».

L’Associazione TV POPOLARE è nata a Milano nel 2010, fortemente voluta da un gruppo di cittadini, e associazioni con l’idea di offrire un’alternativa alla televisione tradizionale e realizzare alcuni obiettivi: comunicazione sociale, partecipazione e sostegno della cittadinanza, nonviolenza, pluralismo, non discriminazione, tutela dei diritti fondamentali, difesa dell’ambiente, del territorio e delle identità locali, valorizzazione della responsabilità sociale.

MARCO MACCARINI, tra i primi ad aderire e a contribuire al nuovo progetto afferma: «Ho aderito e iniziato la mia collaborazione attiva con Tv Popolare perché ho capito che fermarsi a pensare “ah… Che progetto figo! Finalmente un’alternativa valida!” e poi non partecipare, equivale ad accettare la condizione di telespettatore-pecora che si lamenta della robaccia che deve sorbire. Credo che un canale che si occupi di sociale, di etica, di ecologia e lo faccia lasciando che siano i propri associati a scegliere i contenuti, possa segnare una svolta. Pensare a quanto sia necessaria un’alternativa, non basta. Si deve agire!».

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