Una riforma della Rai che miri a separare la missione del servizio pubblico dalla gestione dell’azienda, con un amministratore delegato con pieni poteri e la trasformazione del canone in un’imposta legata alla casa o inserita nella dichiarazione dei redditi, per combattere l’evasione. E’ la ricetta di Corrado Calabrò, presidente dell’Agcom. In un’intervista a Repubblica, Calabrò sostiene che per la Rai “l’azione di cambiamento dev’essere necessariamente progressiva, ma la ristrutturazione deve iniziare fin d’ora. Il modello resta quello della Bbc inglese”.
“Per cominciare – continua – bisognerebbe affidare a una Fondazione o a un ‘Comitato dei saggi’, espressione della società civile ancorchè di nomina parlamentare, la responsabilità della missione di servizio della Rai. Gli indirizzi della Fondazione vanno poi attuati da Rai Spa, società di diritto privato a capitale pubblico, con un management snello e autonomo: un amministratore delegato con pieni poteri operativi, responsabile della gestione (e delle nomine)”.
Poi, “per sottrarre definitivamente la Rai al controllo politico, si potrebbe considerare l’ipotesi di far entrare nella Società un azionista pubblico che non si indentifichi con il governo: per esempio, la Cassa Depositi e Prestiti che in base a una legge del 2011, potrebbe rilevare anche la maggioranza delle azioni detenute dal Tesoro”.