“Le imprese televisive locali e multiregionali – si legge in una nota – che utilizzano frequenze di trasmissione dal canale 61 al 69 da ben oltre trent’anni, secondo quanto riportato nel decreto legge n. 34/11 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 31 marzo scorso, verrebbero espropriate di fatto in favore delle multinazionali telefoniche attraverso una maldestra operazione, violenta nella sostanza. L’inaudito provvedimento che contraddice grossolanamente l’atteggiamento di sostegno alle aziende e che attenta gravemente allo stato di diritto, in sostanza prevede di togliere un bene pubblico ad un privato per consegnarlo ad un altro”. “Nel respingere senza esitazioni una misura di più che sospetta costituzionalità – prosegue il Conna -, giova esaminare meglio per consentire lo sviluppo della telefonia e dei servizi in larga banda il sopraccitato decreto 34, laddove prevede l’utilizzazione per questo scopo di quattro blocchi di frequenze a 800 megahertz , 1800, 2000 e 2600. Ebbene, considerato che è il blocco a 800 Mhz ad essere occupato dalle televisioni, comunitarie e commerciali, i tre blocchi restanti 1800, 2000, 2600 Mhz sono da considerare bastanti per la telefonia e per dar luogo all’operazione di asta pubblica governativa per far cassa”. “Qualora i tre blocchi venissero ritenuti ancora non sufficienti – conclude la nota -, non ci sarà che da attingere ai capienti serbatoi di frequenze donate dallo Stato gratuitamente alle reti nazionali televisive, che in virtù di questa inspiegabile elargizione risultano in possesso di un gran numero di frequenze in buona parte inutilizzate”.