E non solo per imprenditori e operatori dell’emittenza locale: anche gli utenti spesso sono costretti a convivere con i disagi delle interferenze o con il buio totale dello schermo nelle aree di confine o in occasione del maltempo. «Il passaggio al digitale – riassume il presidente del Corecom Alberto Cartìa – ha determinato una forte contrazione del sistema dell’emittenza locale, a causa degli investimenti tecnologici, dell’aumento dei costi, della frammentazione dei canali e del contestuale decremento della pubblicità». E di “shock tecnico” parla Giorgio Galante, patròn di Telepadova e del network 7 Gold, che non esita a bocciare la grande sfida dello switch-off: «Il digitale è fatto per le reti nazionali, non per regionali-locali. Come fanno le emittenti a trovare le risorse per fare tv di qualità multicanale, se costrette a investimenti tecnologici colossali e acquisto preventivo di frequenze che poi non riescono a riempire di contenuti?».
Per Giambattista Bianchi, direttore new media del gruppo editoriale Athesis (TeleArena e TeleMantova) e rappresentante del sindacato delle emittenti locali Aer-Anti-Corallo, si tratta di una autentico “disastro”, creato da un caos legislativo e tecnico: «Oltre cinquanta emittenti locali hanno personale in cassa integrazione, solo al Nord tre, forse quattro, stanno per chiudere». E un’altra “tegola” per le emittenti locali, avverte Bianchi, ci sarà quando, a partire dal 2014, gli operatori di telefonìa potranno inserirsi nella fascia delle frequenze creando ulteriori problemi tecnici di inteferenza per le tv locali».