Andrea Ambrogetti e sua moglie Ilaria Sbressa si sono avvalsi di “una ragnatela di amicizie e raccomandazioni varie (certamente impropri, peraltro, sono risultati i rapporti con dirigenti bancari e ministeriali)”. Lo scrive il Gip del tribunale di Milano Natalia Imarisio, nell’ordinanza di custodia cautelare nel confronti del manager di Mediaset e della moglie, per motivare le esigenze cautelari nei loro confronti e di altri quattro indagati, nell’ambito dell’inchiesta sul crac della societa’ Interattiva. Il Gip ha disposto l’arresto in carcere per Ilaria Sbressa, mentre gli altri cinque indagati sono stati messi ai domiciliari. Oltre Ambrogetti la misura riguarda anche Alessandra Sbressa (sorella di Ilaria), e i professionisti Marco Cecilia, Massimo Cassano e Cristina Potena.
Per il Gip “importanti risultano le esigenze cautelari”, spiegando che gli indagati sono “soggetti spregiudicati che hanno utilizzato qualsiasi mezzo fraudolento per ottenere denaro – tra l’altro pubblico – e che attraverso il denaro stesso hanno cercato di alterare la realta’”. Inoltre, il giudice Imarisio precisa che sono stati “falsificate scritture” e si e’ appunto usata “una ragnatela di amicizie e raccomandazioni varie”.
A sostenere questa tesi, il giudice continua dicendo che “a ulteriore conferma del disvalore delle condotte e della spregiudicatezza degli indagati, si aggiunga come dalle intercettazioni emerga chiaramente che il finanziamento Miur, una volta ottenuto, sarebbe stato destinato a pagare debiti pregressi della societa’ e ad assecondare il desiderio di Ilaria di trasferirsi all’estero”. E il pericolo di fuga e’ proprio uno dei motivi per cui il giudice ha disposto le misure cautelari a carico degli indagati, oltre che il rischio di reiterazione del reato” .
Il nome di Ilaria Sbressa era gia’ emerso tra le carte dell’inchiesta della procura di Milano su alcuni finanziamenti concessi dalla Banca Popolare di Milano, quando a guidarla c’era Massimo Ponzellini. La societa’ Interattiva, dichiarata fallita nel 2012 e di cui la Sbressa era amministratore, era tra i proprietari indirettamente del canale televisivo Abc. In una intercettazione telefonica citata in una ordinanza del tribunale di Milano nell’inchiesta sulla Bpm, e’ riportata la conversazione tra Paolo Romani, gia’ ex ministro, e Antonio Cannalire, che era il braccio destro di Ponzellini. Romani si interessa di un finanziamento da 500mila euro nei confronti di Ilaria Sbressa per il canale Abc. Il gip del tribunale di Milano Cristina Di Censo nell’ordinanza aveva scritto anche che “l’imprenditrice Sbressa, mirando a ottenere un finanziamento di 500mila euro dalla Bpm, si e’ rivolta direttamente a Cannalire, il quale a sua volta ha ricevuto una sollecitazione dell’allora ministro Paolo Romani (“che gli avrebbe fatto pelo e contropelo per il fatto che la pratica di finanziamento della Sbressa era bloccata da un mese”)”.
Le sei ordinanze di custodia cautelare eseguite questa mattina dalla Guardia di Finanza sono una in carcere e cinque ai domiciliari. I reati contestati agli indagati sono, a vario titolo, bancarotta fraudolenta, truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e turbata liberta’ degli incanti. Stando alla ricostruzione effettuata dagli inquirenti sono state portate avanti condotte distrattive del patrimonio della societa’ Interattiva srl con sede in Milano e dichiarata fallita a fine 2012, poste in essere da alcuni degli indagati attraverso la contabilizzazione di costi non inerenti l’attivita’ d’impresa e per lo piu’ riconducibili alla sfera privata dei predetti soggetti, l’acquisizione di beni strumentali non rinvenuti in sede fallimentare, l’alienazione di partecipazioni e crediti ad altre societa’ ad essi riconducibili nonche’ ulteriori operazioni finanziarie prive di giustificazione
Dagli accertamenti svolti e’ stato, inoltre, appurato – come spiegato in una nota della Guardia di Finanza – che gli indagati, tra cui figurano anche commercialisti e un avvocato, avrebbero ottenuto, in favore di altra societa’ a loro riferibile, mediante artifizi e raggiri volti a rappresentare una consistenza economico-patrimoniale di quest’ultima diversa da quella reale, finanziamenti pubblici e da parte di vari istituti di credito, correlati a un progetto esecutivo rientrante nel cosiddetto “Programma Operativo Nazionale Ricerca e Competitivita’ 2007-2013”, la cui approvazione e’ avvenuta attraverso false attestazioni circa la sussistenza dei requisiti anche soggettivi richiesti dal bando. Nell’ambito della stessa operazione era gia’ stato eseguito, lo scorso mese di luglio, il sequestro preventivo delle quote e del patrimonio relativo alle 4 societa’ coinvolte, per un ammontare complessivo di circa 9,6 milioni di euro.