La Corte europea dei diritti umani, nel condannare l’Italia per non aver concesso le frequenze a Europa 7, ha deciso di non prendere in esame l’accusa rivolta da Francescantonio Di Stefano, proprietario dell’emittente televisiva, nei confronti di Mediaset. Nel suo ricorso Di Stefano sosteneva che sia le leggi varate dal governo per far slittare la data in cui Mediaset e Rai avrebbero dovuto cedere le loro frequenze che le decisioni del Consiglio di Stato in merito alla questione dell’allocazione delle frequenze e del risarcimento di un milione di euro a Europa 7, erano frutto di una volontà di favorire le reti di Silvio Berlusconi.
Una tesi respinta dalla Corte di Strasburgo. Con la sentenza emessa oggi i giudici europei hanno infatti deciso di non procedere all’esame delle ipotesi di discriminazione subita da Europa 7 in rapporto a Mediaset e di conflitto di interessi rispetto alle leggi varate negli anni per l’allocazione delle frequenze. Inoltre la Corte ha stabilito che la procedura svoltasi davanti al Consiglio di Stato e le decisioni prese in quella sede sono state frutto di un processo equo, così come prescritto dall’articolo 6 della convenzione europea dei diritti umani.