Il Consiglio di Stato rischia di mettere in imbarazzo il Ministro Romani: la richiesta di un parere sulla partecipazione di Sky all’asta delle frequenze TV è risultata un po’ superficiale. Due settimane fa il Ministro per lo Sviluppo Economico ha sollevato il problema della “reciprocità tra Stati” in vista del beauty contest che potrebbe assegnare a Sky un multiplex del digitale terrestre.
In molti hanno pensato che si trattasse di una strana coincidenza, anche perché in altri analoghi settori nessuno ha mai sollevato il problema. In ogni caso con la richiesta di un parere al Consiglio di Stato il tutto è rientrato nella sacralità del rispetto dei regolamenti.
I consiglieri hanno subito coinvolto il Garante delle Comunicazioni (AGCOM), che in pochi giorni ha liquidato la questione come inesistente. Il loro parere è in linea con le precedenti pronunce dell’organismo su questi temi.
Ieri però l’ennesimo colpo di scena. Come riporta l’ANSA pare che il quesito ministeriale sia stato “formulato in termini generali e sintetici” e “privo di un’argomentata illustrazione dei punti problematici”. Si richiede quindi entro 30 giorni di entrare nella specificità dell’argomento, in caso contrario si rischierebbe di fornire risposte “non pertinenti o comunque non utili a risolvere le questioni che il ministero si trova ad affrontare”.
“D’altra parte non si può escludere che le osservazioni trasmesse rispettivamente dal ministero degli Esteri e dall’Agcom – e che risultano inviate per conoscenza anche al ministero dello Sviluppo economico – siano considerate da quest’ultimo risolutive ovvero tali da prospettare la problematica in termini diversi da quelli originari”, si legge nel documento ufficiale del Consiglio di Stato.
Sarebbe utile quindi “chiarire, innanzi tutto, se consideri esaustive le risposte pervenute dal Ministero degli Affari Esteri e dall’Agcom, e in caso negativo a riformulare il quesito tenendo conto delle osservazioni pervenute e puntualizzando specificamente gli aspetti che si ritengono problematici. È opportuno inoltre che il ministero richiedente, oltre ad esporre le singole questioni, assuma un’argomentata posizione in merito alla loro possibile soluzione, in modo tale che il parere del Consiglio di Stato sia espresso con piena cognizione di causa”.
“Si sospende pertanto l’emissione del parere in attesa dei chiarimenti che il ministero vorrà fornire, e si avverte che, in mancanza di riscontro, decorsi trenta giorni si riterrà che il ministero non abbia più interesse al quesito“.
Fonte: Tom's hardware