Le Tv regionali non vogliono sparire, al contrario, intendono essere sempre più presenti nel panorama audiovisivo europeo. In occasione della conferenza annuale del Circom (European Association of Regional Television), che s’è tenuta a Timisoara in Romania, hanno sottolineato la necessità di mantenere il proprio ruolo di servizio pubblico.
Al Convegno “Doing It Better, Spending Less”, il presidente del Circom, Michael Lally, ha illustrato la posizione delle emittenti e affrontato le tematiche connesse a risparmio e qualità.
Alla presenza di 50 delegati, in rappresentanza di 32 Paesi europei, Lally ha ribadito che, in questo momento di grande incertezza e profondi mutamenti, è indispensabile pianificare le prossime azioni. In questo senso, il Circom sta lavorando a un piano strategico per promuovere il riconoscimento dell’importante ruolo svolto da queste emittenti nell’erogazione del servizio pubblico, essenziale per promuovere identità e valori delle diverse comunità regionali.
“Adesso – ha detto Lally – dobbiamo puntare su due elementi chiave: una produzione sempre più efficiente e soprattutto pertinente agli interessi e alle esigenze dei telespettatori”.
Per Bob Collins, presidente dell’Autorità irlandese dell’audiovisivo, le Tv regionali devono restare attrattive per il pubblico altrimenti non sopravvivranno ai mutamenti in atto sul mercato radiotelevisivo.
In questo difficile momento di congiuntura internazionale, ridurre i costi fissi mantenendo gli investimenti in tecnologia, senza perdere in qualità dei contenuti, rappresenta per Fernando R. Ojea, direttore della Comunicazione del CRTVG (Compañía de Radio Televisión de Galicia), la grande sfida della Tv galiziana.
Nella sessione dedicata alla governance delle reti pubbliche, la TVG ha illustrato il panorama televisivo spagnolo. Ojeam nel proprio intervento, ha fornito alcune interessanti cifre sulla dimensione del settore: le tv regionali hanno registrato l’11% dell’audience nel 2010.
Focus poi su passaggio al digitale terrestre, soppressione della pubblicità dalla Tv pubblica RTVE, riforma dell’audiovisivo, fusione tra Telecinco e Cuatro, tagli del settore pubblico e frammentazione dell’audience.