Domande sull’articolo? Non vedono la tv da almeno un anno e mezzo per colpa del cantiere di fianco a casa. Vittime infuriate dell’incantesimo tecnologico sono 180 famiglie di via Confalonieri, in zona Isola, che ogni giorno scorrono inutilmente i canali sul proprio telecomando da quando sono iniziati i lavori per il “Bosco verticale”, il famoso palazzo ecologico progettato dall’architetto Stefano Boeri, adesso a capo dell’assessorato comunale alla Cultura.
Il motivo? Gli spostamenti continui delle gru che, a seconda di come vengono mosse dagli operai, interferiscono con il segnale, sia del digitale terrestre sia del satellite, come Sky. Molto dipende da quella gialla più bassa, posizionata di fronte al civico 3, che quando punta verso sud o verso nord oscura tutti gli apparecchi tv dello stabile. «Ma il vero dramma è il sabato sera, quando i lavori si fermano per il weekend e le gru rimangono immobili — racconta Fernando Detrane, residente della zona e portavoce dei suoi vicini — se vengono lasciate in una determinata posizione che scherma il segnale, fino a lunedì non riusciamo a guardare la tv neanche per un minuto».
Esasperati, gli abitanti hanno parlato con i capi del cantiere, raccolto firme casa per casa, minacciato azioni legali contro i proprietari dell’area. Ma per adesso non è cambiato niente e nessuno sa dire quanto dureranno esattamente i lavori, né per quanto tempo le abitazioni rimarranno prigioniere di questo sortilegio d’interferenze. Chi vuole godersi un film, guardare la sua fiction preferita o soltanto vedere il telegiornale, deve aspettare le 22, quando i lavori si fermano. E solo nel caso in cui le gru siano state lasciate in posizione corretta da chi le manovra, cosa che non sempre succede.
«Nel nostro palazzo c’è un ragazzo sulla sedia a rotelle che può uscire raramente di casa e suo padre è disperato perché per lui era una forma di distrazione importante — aggiunge Detrane — se non si troverà una soluzione in tempi accettabili saremo costretti a rivolgerci al giudice di pace, perché così non ce la facciamo davvero più». Qualcun altro nel quartiere ha pensato anche a forme di protesta più estreme. Come quella di mettersi una mattina di fronte all’ingresso del cantiere, tutti insieme a formare una catena umana, per non far entrare gli operai e per bloccare i lavori.