A raffreddare gli animi – paradossalmente – ci si metterà la pausa estiva, ma il clima politico che si respira in Molise fa capire che già ci si è avviati verso le elezioni regionali che si terranno a novembre. Tra gli scomposti attacchi dell’opposizione alla giunta del governatore Michele Iorio e le polemiche sull’approvazione del nuovo Statuto regionale – bocciato per incostituzionalità in più parti dal Consiglio dei ministri – è all’ordine del giorno la questione relativa alle candidature. Sia nel centrodestra che nel centrosinistra. I cittadini seguono, attraverso i mezzi di informazione, la “telenovela” costruita attorno alle alleanze del Partito democratico e i giochi interni alla maggioranza, tra nuovi ingressi (come l’Udeur) e polemiche con i “finiani” di Futuro e libertà.
Novembre, quindi, sarà un mese decisivo per il futuro della Regione. Ma periodo importante anche per un’altra ragione: verrà definitivamente spento il segnale televisivo analogico e si passerà alla tecnologia digitale. Un avvento inevitabile e programmato da tempo che, però, rischia di entrare “in conflitto” con le esigenze di informazione della campagna elettorale.
La questione interessa tutti. Nelle altre Regioni in cui è stata avviata la fase di sperimentazione “ufficiosa” del digitale terrestre sono stati registrati fisiologici problemi di natura tecnica: il timore di molti è che entrare nella fase di rodaggio proprio mentre sarà più importante che i cittadini vengano informati dai candidati sui programmi elettorali costituisca un vulnus a una corretta campagna elettorale.
Così il presidente Iorio, insieme al senatore Ulisse Di Giacomo, presa carta e penna, hanno scritto al ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, chiedendo di considerare una proposta: spostare di un mese, in pratica a dicembre, l’entrata in vigore del segnale digitale sul territorio. Un’ipotesi, secondo i due esponenti del Pdl, che garantirebbe una campagna elettorale assolutamente trasparente, al riparo da possibili inconvenienti tecnici. Una soluzione, quella di ritardare di poche settimane l’avvento del digitale, che garantirebbe – secondo il Pdl – il “diritto costituzionale” dei cittadini elettori di essere informati in maniera adeguata, tutelando – naturalmente – anche le ragioni dell’opposizione.
Per il momento è attesa la risposta dal ministero dello Sviluppo economico, che potrebbe arrivare nei prossimi giorni. Si tratta, senza dubbio, di una questione che riguarda questioni apparentemente marginali, ma su cui si giocano diritti e libertà fondamentali come quella di informazione e di espressione. E’ necessaria, quindi, una valutazione seria che porti ad una soluzione improntata al rispetto di questi principi e che tuteli il buon andamento del processo elettorale, momento cruciale della vita democratica.