Quando si procederà allo switch-off (passaggio da un tipo di segnale all’altro) sia per quanto riguarda la RAI che per le emittenti private nazionali e locali, si potrebbe verificare un ridimensionamento del servizio verso le aree montane che richiedono forti investimenti a basso rendimento. Naturalmente, se così rimarranno le cose, si verificheranno situazioni di perdita del segnale televisivo in aree nelle quali la ricezione dei programmi è un importante fattore sociale, soprattutto nel periodo invernale.
Se non ci sarà un intervento decisivo in queste zone, una parte dei cittadini potrà rimanere senza televisione per lunghi periodi e le emittenti televisive non attrezzate non avranno la licenza per le trasmissioni.
UNCEM Toscana non vuole che i territori montani corrano rischi e per questo motivo ha invitato gli amministratori dei comuni , delle Comunità Montane e delle Unioni di Comuni a fare una mappatura della copertura del segnale analogico, in modo da poter, poi, predisporre gli interventi propedeutici allo switch-off.
Le preoccupazioni di UNCEM sono fondate visto che, nel recente convegno organizzato dalla Regione Toscana, rappresentanti delle regioni che già hanno attivato il passaggio, hanno spiegato che esistono ancora numerose situazioni di “disagio televisivo”. L’impegno di UNCEM sarà quello di evitare qualsiasi situazione di disagio intervenendo tempestivamente nelle aree dove si potrebbe verificare questa criticità.
In questo lavoro UNCEM avrà un importante sostenitore, l’Onorevole Ermete Realacci, responsabile della Green Economy del Partito Democratico, che, insieme all’On. Raffaella Mariani, ha recentemente presentato una interrogazione parlamentare sul passaggio analogico-digitale terrestre.
“Abbiamo presentato un’interrogazione in Parlamento sotto sollecitazione di UNCEM Toscana – ha dichiarato l’On. Ermete Realacci – perché con lo switch-off, non solo per quanto riguarda RAI, ma anche per quanto riguarda le emittenti private nazionali e locali, si verificherà un importante ridimensionamento del servizio verso le aree montane, e che quindi, non possiamo dimenticare che si tratta di territori che richiedono forti investimenti a basso rendimento. Preoccupa il fatto che ad oggi le previsioni dicono che le emittenti locali saranno in forte difficoltà. Esiste poi un preciso richiamo normativo – cita l’On. Realacci nell’interrogazione presentata in Parlamento – previsto dalla proposta di Legge per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, approvato alla Camera il 5 aprile 2011e ora in discussione al Senato, in cui si impegna il Ministero dello Sviluppo Economico a provvedere ad assicurare che nel contratto di servizio con la società concessionaria del servizio pubblico generale radiotelevisivo sia previsto l’obbligo di prestare particolare attenzione, nella programmazione televisiva pubblica nazionale e regionale, alle realtà storiche, artistiche, sociali, economiche ed enogastronomiche dei comuni di cui all’articolo 2 e di garantire nei medesimi comuni”.
“Ringrazio l’On. Realacci per la forte attenzione alle problematiche relative ai piccoli comuni, soprattutto quelli montani – ha dichiarato il Presidente di UNCEM Toscana Oreste Giurlani – . Siamo molto preoccupati in questa fase perché nella conversione al digitale delle trasmissioni televisive sussiste il forte pericolo che nell’assegnazione delle frequenze siano fortemente penalizzate le emittenti televisive private più legate ai territori. Molti imprenditori ed operatori dell’emittenza locale, soprattutto delle piccole televisioni non sanno se saranno in grado di poter continuare a trasmettere, mentre con la loro attività garantiscono l’opportunità di informazione anche ai territori più deboli e marginali, come le aree rurali e montane. Il rischio è che, per la mancanza di copertura della connettività in banda larga, gli abitanti di molte zone periferiche restino tagliati fuori e impossibilitati a ricevere gran parte dei canali televisivi, sia nazionali che locali. In questo frangente, a rimetterci saranno soprattutto le fasce più deboli della popolazione, tra cui gli anziani e le persone con un basso livello di istruzione, che resteranno vittime del digital-divide”.