Si chiama “AeroMarti”, passerà alla storia come la trasmissione televisiva più costosa di sempre, raggiungendo quota 24 miliardi di dollari negli ultimi sei anni. È questa la cifra che il governo degli Stati Uniti ha sborsato per far volare un aeroplano sui cieli di Cuba e permettere così ai cittadini dell’isola di vedere alcuni programmi tv americani. Un progetto che il governo di L’Avana, guidato da Raul Castro, non rinuncia a fermare con tutti i mezzi. Il risultato? Nonostante gli sforzi titanici di Washington la maggior parte delle trasmissioni vengono schermate e i programmi riescono a raggiungere solo pochi cubani, meno dell’1% della popolazione.
Il progetto, chiamato “AeroMarti” e soggetto ad approvazione del Congresso su base annuale, viene gestito dall’US Broadcasting Board of Governors, un’agenzia indipendente che si occupa di diffondere i programmi televisivi sostenuti dal governo statunitense in tutto il mondo. Tuttavia da due anni sta chiedendo al Congresso di sospendere le trasmissioni su Cuba, visto il costo esorbitante e i risultati mancati. I sostenitori della linea dura anti-castrista hanno respinto la richiesta dell’agenzia e rinnovato il finanziamento del progetto, per combatte una battaglia sulle frequenze che ricorda tanto la Guerra Fredda.
Quest’anno la questione si è complicata: a lasciare temporaneamente a terra “Gulfstream 1″ – così si chiama il bimotore che vola sui cieli di Cuba – ci hanno pensato i tagli automatici alla spesa entrati in vigore lo scorso primo marzo. In condizioni normali i ripetitori montati sull’aereo trasmettono ogni giorno ore di tv e radio.
“I difensori del programma sostengono che bloccarlo farebbe pensare al governo cubano di aver sconfitto gli Stati Uniti”, ha detto a Foreign Policy, John Nichols, professore di comunicazione alla Penn State University. L’ultima parola spetta al Comitato “Appropriations” di Camera e Senato che dovrà decidere il futuro del progetto iniziato nel 1985.
La lotta per impedire ai cittadini cubani di ricevere i segnali delle tv internazionali è una delle priorità del regime di L’Avana. Sull’isola ci sono solo cinque canali e quattro di questi sono controllati dal governo. Il quinto è TeleSur, emittente del Venezuela, considerato uno “stato amico”. Ma anche in questo caso la televisione può trasmettere soltanto programmi selezionati e approvati dai vertici del regime e per poche ore al giorno.