Le trasmissioni radiofoniche analogiche in FM hanno una precisa ‘data di nascita’: il 26 dicembre 1933, giorno in cui fu brevettata.
Tale tecnologia ebbe subito successo poiché, a differenza delle trasmissioni in AM (modulazione di ampiezza) era molto efficace nel filtrare il rumore prodotto nei ricevitori, dai tubi a vuoto (le “valvole”); inoltre offriva una superiore dinamica del suono, a vantaggio delle trasmissioni musicali.
Il 26 dicembre prossimo, dunque, sarà il giorno in cui la tecnologia radiofonica FM compirà i suoi 90 anni, ma nonostante una tale ‘anzianità di servizio’ la stessa rappresenta tuttora l’asset strategico prevalente del mercato radiofonico.
Verified Market Research, una delle principali società globali di ricerca e consulenza (nel suo studio “Dimensioni e previsioni del mercato della radio FM”) afferma che la radio in Modulazione di Frequenza nel 2019 era valutata, a livello globale, 267,71 miliardi di dollari, e che tale valore crescerà sino a toccare i 458,09 miliardi di dollari nel 2027.
In questo contesto, l’avv. Marco Rossignoli, coordinatore Aeranti-Corallo (la federazione che rappresenta, tra l’altro, circa 450 imprese radiofoniche locali in FM), ha dichiarato: “L’ascolto radiofonico in Italia è tuttora basato prevalentemente su tale tecnologia di diffusione e, pertanto, riteniamo che le trasmissioni digital (DAB+ e IP), pur rappresentando un importantissimo elemento di sviluppo tecnologico in continua evoluzione e dal quale non si può prescindere, debbano avvenire senza alcuna finalità sostitutiva delle trasmissioni in Modulazione di Frequenza”.
“In questo modo, infatti – ha concluso Rossignoli- le nuove tecnologie digitali potranno affiancare le trasmissioni FM incentivando ulteriormente, con nuove proposte, l’ascolto radiofonico”.