Lunedì 10 giugno alle ore 21.10 su Italia 2 , terzo appuntamento con “Brat Camp”, il docu-reality in cui otto ragazzi con un presente difficile trascorrono tre settimane in un accampamento in montagna seguiti da una psicologa, un coach, un’educatrice e un capo-scout.
In questa puntata, Anthony è costretto ad andare in ospedale: la ferita alla testa che si è procurato in una rissa prima di entrare rischia di infettarsi. Dopo essere stato medicato, riflette sul fatto di abbandonare o meno il percorso. Gli viene concesso anche di chiamare il padre per un consulto, ma questo viene accusato dal ragazzo di non essere abbastanza incisivo nel suoi confronti. Il giovane decide, comunque, di restare.
“Aldilà dei suoi sbalzi d’umore, degli scatti d’ira e dei suoi pianti, – ammette il coach Roberto Lorenzani – Anthony è un ragazzo molto sensibile che ha bisogno di avere un costante punto di riferimento di cui potersi fidare, di una figura forte che lo guidi nelle decisioni difficili.”
Tra le attività di questa settimana c’è la risalita a piedi di un fiume. Annamaria entra in crisi, fa fatica, dice di essere fuori forma e troppo pesante per sostenere una prova del genere, per lei eccessivamente dura. Cade, ma, con l’aiuto di Lorenzani, si rialza, reagisce e decide di non abbandonare.
“Annamaria ha attraversato il suo punto di svolta. – dichiara Lorenzani – Ha capito di essere in grado di fare le stesse cose che fanno gli altri e di essersi sempre sottovalutata. Ha recuperato finalmente la fiducia in se stessa”
La violenta lite tra Marco e Roberta continua ad avere ripercussioni. La ragazza non smette di provocarlo, anche se Marco tende ad isolarsi, cercando di non reagire. Il coach li aiuta a riavvicinarsi e a riappacificarsi.
“Ho apprezzato tantissimo il comportamento di Marco. – aggiunge Lorenzani – Si è comportato benissimo quando ha avuto la coscienza di non reagire alla sberla da parte di Roberta”.
“Nonostante abbiano commesso degli errori nella loro vita, –conclude il coach – sono tutti ragazzi che possono cambiare. Noi gli stiamo dando la possibilità di guardarsi dentro, di capire che nella vita hanno altre possibilità. Quando usciranno dal campo, oltre alla buona volontà, avranno bisogno di una guida che li possa aiutare a proseguire nel loro percorso di cambiamento. Ma con un aiuto ce la potranno fare.”