Rivoluzione alla Confindustria del Pallone. Il presidente Maurizio Beretta ha confermato di aver accettato la proposta di lavoro ricevuta da Unicredit e che quindi sarà costretto a lasciare l’incarico di presidente della Lega Calcio di Serie A.
“Non credo sia possibile svolgere un doppio incarico, per cui mi sono messo a disposizione dell’assemblea per favorire, nei tempi più consoni, la soluzione più utile e soddisfacente per le società”, ha spiegato oggi Beretta nel corso dell’assemblea straordinaria. E’ restato poco in carica e ora si riapre la battaglia per la successione. Presente oggi a Milano anche Rosella Sensi, accompagnata da Enrico Bendoni: il vicepresidente vicario era da molto che mancava ma adesso spera di poter rientrare nel gruppo dei candidati alla presidenza della Lega. Anche perché fra un mese non sarà più al vertice della Roma. La Sensi ha parlato a lungo oggi con Adriano Galliani, dopo che era stata ricevuta a Palazzo Chigi da Gianni Letta. In corsa c’è anche Franco Carraro, come scritto in questi giorni: ma accetterebbe solo in caso di largo consenso, e con un ruolo di transizione. Insomma, Carraro è pronto a mettersi “a disposizione”, e tornare per la quarta volta al vertice della Lega (prima di A e B, ora solo di A). Ha l’appoggio al momento di alcuni club, anche importanti. Ma sembra un’operazione piuttosto complicata. Si è parlato anche di Tonino Matarrese: niente da fare. Aurelio De Laurentiis, patron del Napoli, ha suggerito il nome di Andrea Zappia, ex Sky Italia ora BSkyB (Gran Bretagna).
Esperto sicuramente di diritti tv: ma non godrebbe di un forte appoggio. Poche speranze anche per l’avvocato Campoccia dell’Udinese, mentre viene tenuto in considerazione il commercialista milanese Carlo Maria Simonelli, gradito al Milan e conosciuto in ambito calcistico.
Ma oggi è spuntato anche un nome a sorpresa, quello di Tullio Camiglieri: ex Sky Italia, esperto anche di stadi oltre che di diritti sportivi. Potrebbe essere lui l’uomo che mette tutti d’accordo anche perché deve essere rinnovato (dal 2012) il nuovo contratto tv e i club sono fortemente preoccupati. Non solo litigano fra loro per dividere i 200 milioni del bacino d’utenza, ma temono – e non hanno torto – che la “fetta” dei diritti possa diminuire del 30%, vale a dire circa 200-250 milioni all’anno. Sarebbe un autentico dramma per il nostro calcio che già è in crisi nera (e dal prossimo anno contano solo i primi tre posti, che valgono la Champions…). Dahlia è saltata, come si sa. E Sky non ha più intenzione di pagare 571 milioni di euro a stagione, contro i 210 della rivale Mediaset Premium (digitale terrestre). Se le due potenze tv si mettono d’accordo, insomma fanno cartello, per il mondo del calcio sono dolori veri, seri. C’è anche da vendere meglio il prodotto all’estero, pur essendo stati fatti passi in avanti importanti anche grazie ad un calendario degli incontri più attento (e il merito è del direttore generale della Lega, Marco Brunelli). Il calcio-spezzatino regge, insomma: le tv fanno ottimi ascolti, battendo i record: Sky grazie al calcio (ma anche al cinema e ai programmi per i bambini) è cresciuta molto in Italia, così come il digitale terrestre ha preso piede soprattutto fra alcune tifoserie (Roma, Napoli, eccetera) e fa concorrenza su alcune partite. Insomma, le pay tv vanno a gonfie vele grazie al calcio: ma se non pagheranno più queste cifre, per i club si rischia un forte ridimensionamento. Anche per questo la Lega, disunita come sempre, cerca un presidente-manager. Che abbia i contatti giusti. Ma la corsa è appena iniziata…
Fonte: la Repubblica