Secondo un rapporto pubblicato recentemente, «il 2016 è stato l’anno peggiore di sempre in termini di evoluzione di minacce cyber». E lo conferma il dibattito politico infuocato, le tante breacking news e le pagine della stampa internazionale seguite alle ultime rivelazioni di WikiLeaks, sulle intercettazione da parte dell’intelligence USA attraverso smart TV, telefoni, tablet, chat, camion e automobili.
Nessuna serie TV è quindi più mainstream di “Mr. Robot”, il drama cyber-thriller diretto da Sam Esmail con Rami Malek e Christian Slater, che torna con il secondo capitolo – sempre più all’insegna del dark – su Premium STORIES, dal 30 marzo, ogni giovedì, in prima serata.
Nel corso di un’intervista, Esmail ha parlato del riscontro ricevuto dalla comunità hacker sulla serie. «Stimo e rispetto gli hacker – ha spiegato lo showrunner – e sono cresciuto con molti di loro. Ma sono persone riservate e, specialmente se stai facendo fiction, non amano stare sotto i riflettori. Infatti non mi sono confrontato con loro quanto avrei voluto. Ad esempio, so che Edward Snowden in un’intervista ha detto di essere un fan della serie. Adorerei parlare con Snowden – che soggetto affascinante! -, ma per mia sfortuna non ha intenzione di farlo. Ha i suoi buoni motivi. Speravo in qualcosa di più, ma non accadrà».
Un discorso a parte merita anche la colonna sonora di “Mr. Robot”.
Per Esmail, «la musica è l’anima della serie. A volte la cosa più importante non riguarda la trama od i personaggi, ma più di tutto è una questione di suoni, di atmosfera, di emozioni o di condizioni psicofisiche. E quando trovi quella dimensione, puoi fare cose molto interessanti e – poi – puoi lavorare sulla trama. Questa è una delle ragioni per cui non ho mai voluto una sigla iniziale. Ogni episodio deve evocare sentimenti diversi. Una sigla avrebbe fatto cadere il guanto di protezione ed io non ho mai voluto ciò».
«Certe volte – conclude Esmail – scrivo la colonna sonora nel copione. È sempre la migliore ipotesi. Non faccio scelte con leggerezza. È tutta una questione di silenzi o di tagliare le canzoni al momento giusto. I suoni possono influenzare il tono della narrazione».
Tra i tanti titoli presenti in “Mr. Robot” sono da segnalare Everybody Wants To Rule The World dei Tears for Fears; Celebration dei Kool & The Gang; Dear Mama di 2PAC; Take Me Home di Phil Collins; Le Nozze Di Figaro di Mozart;Walking In My Shoes dei Depeche Mode.
I 12 episodi (sempre scritti in leet – inglese codificato contraddistinto dall’uso di caratteri non alfabetici al posto delle lettere e termine derivato da élite, perché chi usa questa forma si distingue da chi non ne è capace – e ciascuno terminante con un’estensione di file di sicurezza) della seconda stagione riprendono con un breve flashback che mostra Elliot un mese dopo gli eventi della prima. Il giovane, dopo aver messo in ginocchio il sistema bancario mondiale, ha cambiato vita: nel tentativo di indebolire l’influenza di Mr. Robot (che gli appare continuamente per tormentarlo), mantiene una routine ripetitiva. La fsociety, intanto, continua ad agire sotto la guida di Darlene, che – hackerata la casa dell’avvocato della E-Corp Susan Jacobs – la utilizza come un punto d’appoggio in caso di necessità…
In onda su USA Network (rete cable, nota per titoli come Suits, Royal Pains, White Collar, Graceland, Detective Monk, Psych, Burn Notice), “Mr. Robot” ha riscosso un sorprendente successo di critica (due Emmy, due Golden Globe, treCritics’ Choise Television) e pubblico, tanto da guadagnarsi un rinnovo per una terza stagione prevista negli Stati Uniti nell’estate 2017. Anche la seconda stagione è stata ben accolta della critica: Rotten Tomatoes ha indicato un indice di gradimento del 94% e Metacritic un punteggio di 81 su 100, basato su recensioni che definiscono “Mr. Robot” un «successo mondiale».
In particolare, Hank Stuever, del Washington Post, ha scritto che «Elliott rappresenta il più moderno senso dell’alienazione». Daniel D’Addario, del TIME Magazine, va oltre e parla di “Mr. Robot” come di una serie che «ha il potenziale di essere una delle più significative della nostra epoca». Infine, Willa Paskin, di Slate, afferma che «“Mr. Robot” invita a riflettere su tematiche finanziarie, sul potere incontrollato della tecnologia, sull’imminente collasso sociale e dimostra quanto il capitalismo aggreghi efficientemente tutte le critiche».