“Allegiance”, in prima tv su Premium Stories dal 7 settembre (ogni lunedì in prima serata), è l’ultima serie spionistica tra le tante tratte da un format israeliano dove “Homeland” è stata la capostipite.
Il serial in questione prende spunto da “Ta Gordin” di Ron Leshem. Una cellula dormiente russa è formata da una famiglia in cui un membro di loro è all’oscuro delle reali intenzioni dei parenti stretti e, oltretutto, costui lavora alla CIA. Katya O’Connor (Hope Davis) è una spia russa ritiratasi dall’attività; suo padre, generale del KGB, l’ha reclutata all’età di 17 anni. Mark O’Connor (Scott Cohen) è un uomo d’affari americano assoldato in segreto da Katya per attività spionistiche sovietiche. Alex O’Connor (Gavin Stenhouse) è un analista della CIA all’oscuro delle trame spionistiche della sua famiglia.
Natalie O’Connor (Margarita Levieva) è impiegata da quando ha 20 anni presso il SVR (Sluzhba Vneshney Rrazvedki), il servizio segreto russo. Originariamente la serie si sarebbe dovuta intitolare “Coercion”. La scritta in russo che compare nella sigla iniziale, più che “Allegiance”, significa letteralmente “Devotion”.
Le riprese sono avvenute tra Philadelphia e New York. Giancarlo Esposito, volto noto lanciato da Spike Lee nei suoi film, recentemente in tv con “Breaking Bad”, “Revolution” e “Once Upon A Time”, sfila con ben 3 identità diverse. Brian Lowry su “Variety” ha fatto notare: “rispetto a ‘The Americans’ le vicende si attualizzano e il racconto viaggia costantemente e pericolosamente su due binari, quello spionistico e quello familiare. Come riesca a funzionare la bilancia tra i due pesi, risulta determinante per il buon impasto. Più interessante, forse, il focus sugli strascichi lasciati dall’ex KGB sul nuovo SVR, visti con gli occhi degli americani”.