Sono in carcere. Ognuna per un motivo diverso. Ognuna con la propria storia alle spalle. Ognuna con i propri scheletri nell’armadio. Forse, però, non sono mai state così libere. Di guardarsi dentro, di essere se stesse per sopravvivere, di avere relazioni con gli altri. Soprattutto, le altre.
La serie-fenomeno della nuova stagione tv, “Orange Is The New Black”, partirà dal 23 settembre su Mya, ogni martedì in prima serata.
Si tratta di uno dei titoli seriali di cui la stampa americana si è occupata maggiormente nell’ultima stagione – sia per i temi affrontati che per l’alta qualità di messa in scena – non da ultima la recente copertina del prestigioso “Entertainment Weekly” che lo ha definito letteralmente “strangest, kinkiest and most surprising hit on tv”.
In America, il debutto del serial è stato più visto di un altro titolo Netflix come “House of Cards”, quest’ultimo battuto anche in termini di popolarità. In una ricerca pubblicata dal prestigioso “Variety” che ha preso in considerazione i dati di Twitter, Facebook e Wikipedia, i followers di “OITNB”” sono risultati 1.400.000 (più del doppio di quelli di “House of Cards”), mentre gli hashtag riguardo le prigioniere in tuta arancione sono arrivati, nei primi tre giorni della 2° stagione, alla cifra di 124.000, 3.5 volte di più rispetto alla serie che ruota attorno alla Casa Bianca (33.000).“Orange” ha battuto “House” anche su Facebook, nettamente in testa sia per numero di “mi piace” che di PTA (People Talking About). I suddetti dati di supremazia popolare della serie in arrivo su Mya con la 1° e 2° stagione una dopo l’altra ha convinto i vertici di Netflix a spostare le fiches della promozione e del marketing su “Orange” rispetto a “House of Cards”, fino a qualche tempo fa immagine-simbolo del popolare servizio streaming americano.
Geraldina Neri, channel manager di Mya, spiega: “Il debutto di‘Orange Is The New Black’ su Mya avviene a settembre poiché, vista l’alta qualità di questa serie, abbiamo deciso di puntare su di essa come opening title della stagione autunnale del canale. Crediamo che il nostro pubblico apprezzerà la scelta poiché proporremo consecutivamente alla prima stagione la seconda a partire dai primi di novembre per una full immersion in quello che è sicuramente uno dei prodotti seriali più interessanti, intelligenti e divertenti della stagione americana che si sta chiudendo in questi giorni”.
La serie, ambientata all’interno di un carcere femminile, racconta le vicende di Piper Chapman (Taylor Schilling), una donna del Connecticut che viene condannata a scontare 15 mesi nella prigione federale di Litchfield per aver trasportato una valigia piena di soldi per conto di Alex Vause (Laura Prepon), una trafficante di droga internazionale un tempo sua amante. Guarda caso quest’ultima finisce nello stesso carcere di Piper…
Oltre a Piper e Alex, dietro le sbarre si muovono: Galina “Red” Reznikov (Kate Mulgrew), figura materna addetta alla cucina con un passato legato alla mafia russa; Miss Claudette Pelage (Michelle Hurst), la compagna di stanza di Piper finita dentro per aver ucciso l’uomo che molestava una delle ragazzine dell’impresa di pulizie che gestiva col fine di importare clandestini minorenni negli Stati Uniti; la violenta Suzanne “Occhi Pazzi” Warren (Uzo Aduba), la quale sviluppa una sorta di ossessione per Piper tra una lettura di poesie e l’altra; la ninfomane Nicky Nichols (Natasha Lyonne), ex tossicodipendente e braccio destro di Red; la religiosa Tiffany “Pennsatucky” Doggett (Taryn Manning), la quale ha sparato a un dipendente di una clinica specializzata per averla derisa per i suoi 5 aborti (in prigione ha intrattenuto una relazione controversa con Alex); Tasha “Taystee” Jefferson (Danielle Brooks), incapace di vivere fuori di prigione dopo essere stata rilasciata sulla parola; Sophia Burset (Laverne Cox), transgender divenuta tale con l’appoggio della moglie (è finita in cella per truffa fraudolenta di carte di credito per ottenere i soldi da destinare alla cura degli ormoni); Dayanara “Daya” Diaz (Dascha Polanco), la quale instaura una relazione con la guardia carceraria John Bennett (Matt McGorry); l’italo-americana misteriosa Lorna Morello (Yael Stone), dapprima legata a Nicky; Poussey Washington (Samira Wiley), invaghita di Taystee con ancora 4 anni di detenzione da scontare; Carrie “Big Boo” Black (Lea DeLaria), colei che detiene il record di “mogli” in carcere (spesso in competizione con Nicky); la manipolatrice e pericolosa Yvonne “Vee” Parker (Lorraine Toussaint).
Le figure maschili di contorno sono: Larry Bloom (Jason Biggs), il fidanzato scrittore di Piper che cerca di mantenere il legame affettivo dopo la condanna (ha chiesto all’amata di sposarlo alla vigilia del di lei ingresso in carcere); Sam Healy (Michael J. Harney), la guida carceraria di riferimento per Piper, apertamente contrario alle lesbiche; il sorvegliante psicotico George “Pornobaffo” Mendez (Pablo Schreiber), il quale abusa della propria autorità con le detenute (favori sessuali e contrabbando sono all’ordine del giorno); Joe Caputo (Nick Sandow), l’addetto all’amministrazione del carcere che si masturba dopo che le detenute sono uscite dal suo ufficio.
Girata col taglio dramedy (a metà strada tra la black comedy e il drama), tratta dal libro di memorie omonimo di Piper Kerman, “OITNB” è stata firmata da Jenji Kohan, già creatrice della serie cult – assai chiaccherata anch’essa – “Weeds”, su una vedova che alla morte del marito si mette a spacciare cannabis per mantenere i due figli.
“La serie indaga sull’auto-distruzione e sulla brutalità che si annida anche nell’animo femminile – ha dichiarato l’ideatrice Kohan – la prigione è solo un megafono di questo aspetto”.
Tra i premi si contano i 4 recenti Emmy Awards (tra cui uno a Uzo Aduba), il Television Critic Awards (“miglior nuova serie della stagione”), 3 Critics Choice Awards (“miglior comedy dell’anno”, premiate Kate Mulgrew e Uzo Aduba), un People’s Choice Award, un Peabody Award e il GLAAD Award, il riconoscimento più ambito assegnato dalla comunità gay.
Jodie Foster dirige il terzo episodio della prima stagione (intitolato “Lesbian request denied”, in corsa agli ultimi Emmy Awards per la “miglior regia” in una comedy) e il primo della seconda. Le due interpreti principali, la bionda Taylor Schilling e la bruna Laura Prepon, sono diventate in patria icone di stile e idoli della comunità lesbo. Originariamente Prepon ha intrapreso il provino per la parte di Piper (ma è stata giudicata “troppo forte e sexy” da Jenji Kohan). Il tema musicale, “You’ve got Time”, è eseguito da Regina Spektor. Yael Stone è l’unica attrice del cast a indossare biancheria intima sotto la tuta arancione delle carcerate (“so che non è attraente, ma non posso farne a meno!”). Il personaggio di Crazy Eyes è basato su una giovane donna di colore conosciuta da Jenji Kohanin gioventù finita adottata da una famiglia “molto bianca, molto accademica e molto della East Coast”. Quando a Danielle Brooks una fan le ha chiesto di autografarle le mutandine l’attrice ha risposto: “è ancor meglio del giorno che ho conosciuto Dave Matthews!”. La miope Natasha Lyonne ha rinunciato sul set a occhiali e lenti a contatto (“spesso non vedo cosa succede, da lontano sembra una scena fantastica ma poi avvicinandomi noto che è successo qualcosa di tremendo”). Taylor Schilling ha confessato di non aver mai visto una puntata di “OITNB”. Samira Wiley ha studiato per la parte di Poussey con l’amica collega di set Danielle Brooks, sua conoscente dai tempi del liceo. La sceneggiatrice Lauren Morelli, sposatasi prima delle riprese col fidanzato, si è scoperta omosessuale scrivendo i copioni della serie e ha pubblicato un toccante “coming out” su internet. Il fratello gemello di Laverne Cox interpreta Sophia prima dell’operazione nei flashback.
Il prestigioso “TIME” a maggio 2014 ha dedicato la copertinaall’interprete Laverne Cox: prima transgender (vera) ad interpretare una trans ricorrente in una serie tv. “Un anno dopo la sentenza della Corte Suprema che ha legalizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso, un altro movimento sociale sfida gli stereotipi radicati nella società“: così il magazine americano ha presentato, sul suo sito, il servizio sulla Cox.Attrice, produttrice televisiva, sostenitrice (e icona) del movimento LGBT, Cox, originaria dell’Alabama, ha confidato a “TIME”: “Mi sono sentita una donna per la prima volta in terza elementare. La maestra all’epoca disse a mia madre: ‘Signora suo figlio finirà a New Orleans vestito da donna’. I tempi sono cambiati. Oggi rispetto a quando sono cresciuta io puoi sentirti meno solo grazie a Internet. E penso che anche sui media le giovani trans possano trovare più modelli a cui accostarsi rispetto al passato“. Nel corso della sua carriera, Cox ha interpretato ben 7 “operatrici del sesso”: l’ultima, una prostituta, nel 2011; Sophia Burset è il suo primo personaggio non propriamente legato ad attività sessuali renumerative.
Natasha Lyonne, altro volto-rivelazione di “OITNB”, in prigione c’è stata davvero, come il suo personaggio Nicky Nichols: per guida in stato di ebrezza (nel 2001), per aver creato zizzanie non meglio precisate nell’appartamento dell’attore Michael Rappaport presso il quale era in affitto (2003) e per aver assalito verbalmente e fisicamente una vicina (nel 2004), con tanto di specchio rotto. Non è un caso che, nell’ambiente, Natasha sia etichettata come una “raising underdog”. Eppure grazie a “OITNB”, Lyonne è tra quelle del cast che svetta, perché a volte, sue parole, “essere passata nei traumi dei personaggi che interpreti ti rende più onesta davanti alla telecamera. E poi non ho dovuto fare alcuna ricerca per interpretare la parte!”. Il suo motto è tratto da Albert Camus: “L’unico modo di vivere in un mondo senza libertà è di essere così liberi che la tua esistenza risulti un atto di ribellione”. Perché lei ribelle lo è sempre stata e non rinnega “le cose brutali” che ha vissuto. Nessun imbarazzo a recitare in un carcere con detenute lesbiche: “sono esseri umani, ognuna è libera di essere gay! Quante volte ancora dobbiamo dirci che nella scala Kinsey la sessualità è fluida? Non riesco a concepire come l’America sia ancora così rigida. E’ un privilegio lavorare con menti aperte. Non penso mai al mio personaggio come omosessuale, ma come a una donna che ha avuto problemi di droga e che cerca di gestire la situazione al meglio”. Sul successo della serie individua ilquid: “è divertente e assurda, anche se esistono circostanze drammatiche. E’una sorta di ‘MASH’ ambientato in prigione: nella serie di Robert Altman si rideva nonostante la Guerra di Corea. In ‘OITNB’ si ride nonostante le sbarre”.a targata
I segnali di culto per “OITNB”, meglio noti come “OITNF” (Orange Is The New Fetishism), prolificano: le illustrazioni ad inchiostro dell’artistaStevie Borbolla ritraenti le protagoniste del serial, in vendita tra i 15 e gli 85 dollari su internet, stanno sbancando: QUI il sito di riferimento con le raffigurazioni.