A 65 anni dalla sua morte, Studio Universal (Premium Gallery sul DTT) racconta questo sanguinario gangster entrato nella leggenda, attraverso la pellicola del 1959 diretta da Richard Wilson: “Al Capone”.
L’appuntamento con la storia del Nemico pubblico numero 1 che segnò un’epoca è per mercoledì 25 gennaio alle 14.35.
Nei panni del malavitoso “Scarface” uno straordinario Rod Steiger (Premio Oscar ® nel 1967 per “La calda notte dell’ispettore Tibbs” di Norman Jewison e Premio miglior attore al Festival di Berlino 1964 per “L’uomo del banco dei pegni” di Sidney Lumet).
AL CAPONE: IL FILM
Richard Wilson realizza una biografia critica del celebre gangster italo-americano Alphonse Gabriel Capone (New York, 17 gennaio 1899 – Miami, 25 gennaio 1947).
Al Capone giunge a Chicago poco prima del 1920, anno in cui entra in vigore negli Stati Uniti la legge sul proibizionismo. Qui inizia la sua scalata per il comando della malavita locale in una città divisa in settori controllati da bande rivali. L’ambientazione storica è accurata e seducente – merito anche di un bianco e nero molto efficace nel ricreare una certa atmosfera dell’epoca -.
Wilson si rivela regista di spessore mentre l’Al Capone del Premio Oscar ® Rod Steiger è decisamente credibile.
AL CAPONE: Nemico pubblico numero 1
Figlio di emigranti, Al Capone cresce in ambienti degradati ed entra presto in contatto con la microcriminalità e le piccole gang di New York che gli attribuiscono il soprannome di “Scarface” per via di una vistosa cicatrice sulla guancia sinistra – ricordo di una vecchia rissa -.
Entra a far parte della banda Five Pointers di Frankie Yale e comincia così ad accumulare diversi crimini: viene arrestato una prima volta per reati contravvenzionali, poi per l’omicidio di due uomini. Infine, nel 1919, approda a Chicago dove si mette al servizio di Johnny Torrio, nipote di Big Jim Colosimo – esponente di spicco della Mano Nera -, che gli affida il mercato delle scommesse clandestine e di cui prenderà il posto nella guida della gang.
Durante gli anni del proibizionismo, Al Capone entra nella lista dei maggiori ricercati dell’FBI e viene dichiarato “nemico pubblico numero 1” della città di Chicago: ha il controllo del business illegale degli alcolici grazie alla copertura di politici corrotti, giornalisti asserviti e forze dell’ordine compiacenti. Il suo potere, così come il suo tornaconto economico, prospera incontrastato: l’impero criminale di “Scarface” prosegue nella sua ascesa lasciandosi dietro una scia di omicidi.
Trasferitosi in Florida, Al Capone è l’artefice di uno dei più cruenti regolamenti di conti della storia della malavita, noto come “la strage di San Valentino”, quando il 14 febbraio del 1929, cinque dei suoi uomini travestiti da poliziotti irrompono nel garage-quartier generale della North Side Gang, una banda rivale. Allineati i sette presenti lungo un muro, come per un normale controllo di polizia, gli uomini di “Big Al” li fucilano senza pietà.
Ad alimentare il “mito” di Al Capone, però, sono alcune sue iniziative: fra tutte, quando nel 1929, a causa della gravissima crisi economica che imperversa, Capone ordina alle sue aziende della ristorazione e dell’abbigliamento di distribuire gratis cibo e vestiti a chi ne avesse bisogno.
Nonostante gli sforzi della giustizia, riesce sempre a dimostrare di essere estraneo alle violenze, alle frodi, a tutte le infrazioni alla legge, finché, nel 1930, incappa in una banale accusa di evasione fiscale che lo farà finire in galera per il resto dei suoi giorni. Ad Alcatraz gli vengono diagnosticati i primi segni di una forma di demenza causata dalla sifilide. Nel 1939 Al Capone è nuovamente libero, si ritira in Florida ma abbandona le sue originarie attività a causa dell’incedere della malattia.
Nel 1947 ha un Ictus e, dopo una breve agonia, muore di arresto cardiaco a soli 48 anni.