Subito dopo la Via Crucis del Venerdì Santo di Papa Benedetto XVI, “Speciale Tg1” in onda su Rai1 venerdì 6 aprile dalle 22.40 alle 23.40 propone il racconto, affascinante e suggestivo, della storia di Natuzza Evolo, la mistica calabrese scomparsa due anni fa all’età di 85 anni, che per decenni, durante quasi l’intera vita, ogni Settimana Santa riviveva il mistero della Passione nel suo corpo con l’apparizione delle ferite del crocifisso. Lo speciale, della durata di 60 minuti, montato da Pierluigi Lodi, porta la firma di Pino Nano e di Filippo Di Giacomo. Nano è il giornalista che per più di trent’anni ha seguito per la Rai la storia di questa donna che raccontava di “aver visto la Madonna” e di avere avuto affidato da lei il compito di realizzare a Paravati, paesino di tremila anime in provincia di Vibo Valentia, “una grande basilica”, la “bella casa di preghiera” dei “cenacoli di Maria” e che oggi, dopo la sua morte, sta per essere definitivamente ultimata. Di Giacomo è invece uno degli intellettuali più interessanti della Chiesa contemporanea, antropologo e sacerdote missionario di lunga tradizione, da anni egli stesso conduttore e consulente di prestigio di diverse testate Rai. Lo speciale, che ha per titolo “Natuzza, la via della Croce”, propone per la prima volta al grande pubblico italiano il racconto integrale di questa poverissima donna che raccontava di essere in grado di “dialogare con gli angeli e con le anime dei defunti” e una serie di interviste inedite in cui Natuzza spiega come “dietro le spalle di ogni uomo c’e’ un angelo custode con il quale io parlo -diceva- e che mi aiuta a capire cosa cerca chi mi sta davanti . E’ lo stesso angelo – ripeteva più volte Natuzza- che “mi permette di parlare tante lingue diverse, pur non essendo io mai andata a scuola, e pur non avendo mai imparato ne’ a leggere ne’ a scrivere”.
Ma ”Natuzza, la via della Croce” vuole essere soprattutto – spiegano gli autori del programma – la ricostruzione dettagliata di quello che per la Chiesa italiana diventò negli anni Trenta e Quaranta un caso davvero “difficile da decodificare e da interpretare”. Con l’aiuto dei documenti inediti recuperati presso l’archivio storico dell’Università Cattolica di Milano, lo speciale propone per la prima volta in tv il lungo carteggio epistolare che ci fu allora tra il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Paolo Albera e il rettore della Cattolica di Milano Padre Agostino Gemelli, carteggio da cui si evince che, come era già accaduto anni prima per Padre Pio, Padre Gemelli aveva bollato “il caso Evolo” alla stessa maniera di quello del frate di Pietrelcina, come “un caso di pura isteria”, consigliando alla Curia arcivescovile calabrese di “isolare la ragazza che parlava con la Madonna, ridurla al silenzio, e semmai chiuderla per sempre in un convento di suore”. Un racconto avvincente che propone anche le immagini delle stigmate della donna di Paravati in varie fasi della sua vita, tutte testimonianze fotografiche autentiche e inedite legate al giorno del Venerdì Santo e che i documentaristi di Rai Vaticano Marco Zuccari e Dario Saletti, con l’aiuto padre Michele Cordiano (il sacerdote che ha seguito Natuzza negli ultimi vent’anni della sua vita) hanno recuperato negli archivi piu’ disparati. Tra le testimonianze scelte per dare corpo allo Speciale Tg1 ci sono, in particolare, quella di Franco Petrolo, il medico chirurgo che ha seguito la donna per lungo tempo durante la Settimana Santa, e quella di Ruggero Pegna, famoso promoter musicale, che racconta di essere stato da lei miracolato dopo la terribile diagnosi di un tumore invasivo ai reni.
Lo Speciale, realizzato grazie alla collaborazione tra “Rai Vaticano”, responsabile Marco Simeon, e “Speciali Tg1”, responsabile Monica Maggioni, ha avuto l’attivo sostegno da parte della Regione Calabria, “trattandosi di un programma interamente dedicato alla mistica calabrese”. L’Ufficio Stampa del Governatore Giuseppe Scopelliti fa sapere: “Siamo certi che non si poteva trovare uno strumento migliore per guardare con una luce positiva questa regione, per troppi anni rimasta ai margini dei grandi sistemi di comunicazione globale”.