Irruento e sensibile, Ayrton Senna ha regalato agli appassionati di Formula 1 e non solo grandi emozioni. Tre volte campione del mondo, è tuttora un mito, considerato uno dei piloti più forti di tutti i tempi. In occasione dell’edizione 2012 del Gran Premio di Formula 1 d’Italia (Monza, 7-9 settembre), arriva in esclusiva Prima TV per l’Italia solo su Studio Universal (Mediaset Premium sul DTT) “Senna”, il film documentario diretto da Asif Kapadia. L’appuntamento è per domenica 9 settembre alle 21.15.
Il film, vincitore del World Cinema Audience Award Documentary al Sundance Film Festival del 2011, si è aggiudicato due BAFTA nel 2012 nelle categorie: Miglior documentario e Miglior montaggio.
Gli anni in Formula 1, la straordinaria carriera, la crescita sportiva e spirituale, la continua ricerca della perfezione e la trasformazione da giovane promessa dal talento innato fino a diventare il mito dopo i tragici eventi di Imola del 1994. Tutto questo è raccontato nel documentario che, realizzato con la piena collaborazione della famiglia del campione e del Management della Formula 1, è il primo film ufficiale sulla sua vita e contiene materiale d’archivio per la maggior parte inedito.
Senna – Il documentario
Era una domenica del giugno 1984 al Gran Premio Automobilistico di Monaco. Sotto un diluvio torrenziale, sul circuito prendeva posizione una delle più straordinarie griglie di partenza nella storia delle gare automobilistiche. In pista quel giorno c’erano almeno sei futuri campioni del mondo, compresi il recente campione del mondo Keke Rosberg; uno stoico, impavido inglese di nome Nigel Mansell; l’austriaco Niki Lauda, due volte Campione del Mondo; il roboante Nelson Piquet, anche lui due volte Campione del Mondo; e l’uomo soprannominato ‘Il Professore’, il francese Alain Prost, che verrà di lì a poco considerato da molti il pilota più completo di tutti i tempi. In tredicesima posizione nella griglia di partenza, nel frattempo, lontano dalle attenzioni nella sua Toleman, c’era uno spigoloso e focoso giovane pilota, appena alla sua sesta gara di
Formula 1.
Mentre i motori rombavano e i piloti sfrecciavano sulle strade della città, l’uomo in tredicesima posizione si faceva largo tra tutti, dimostrando una tecnica da virtuoso ed un coraggio fuori dal comune, mentre sorpassava ad una ad una tutte le vetture che lo precedevano, compresa quella di Prost al 23° giro. Quell’uomo era Ayrton Senna, che faceva il suo ingresso nel mondo della Formula 1 con una gara spettacolare.
Come si sa, Senna non vinse la gara; perse perché fu sospesa per la pioggia e fu Prost ad aggiudicarsi il primo posto. Ma Senna non si amareggiò, si trattava comunque del suo primo fine gara sul podio, sebbene ciò che accadde quel giorno si sarebbe spesso ripetuto nella carriera del giovane brasiliano; avrebbe spesso vinto sul tracciato, ma alla fine la palma della vittoria sarebbe stata assegnata a qualcun’altro, e lui avrebbe spesso lottato contro quelle che considerava ingiustizie di uno sport altamente politicizzato.
Nonostante tutto, riuscì a superare molti ostacoli che gli avevano fatto incontrare, a vincere tre Mondiali — e durante gli anni con la McLaren a stabilire una vivace competitività con il rivale e membro della sua stessa scuderia, Prost — e a conseguire uno status da superstar in tutto il mondo. Agli occhi della stampa internazionale si rivelò un campione carismatico e ardito; mentre i media del nativo Brasile lo consideravano un uomo umile e religioso.
Al vertice della carriera però, mentre affrontava il tracciato di Imola, a San Marino, avvenne il disastro. Era la terza gara della stagione del 1994 e durante i giri di qualificazione il protetto di Senna, Rubens Barrichello, ebbe un incidente e si fece male. Il giorno dopo il pilota austriaco Roland Ratzenberger andò a sbattere contro un muro a 200 miglia all’ora, decedendo all’istante. Senna ne rimase profondamente colpito e si chiese se era il caso di continuare a correre. Il suo grande amico e medico della Formula 1, il Professor Sid Watkins, suggerì a Senna di non correre quella domenica. Ma l’orgoglio di Senna, il suo senso di responsabilità nei confronti della sua squadra e dello sport, ed il suo bisogno assoluto di vincere la paura, lo spinsero ad andare avanti.
La domenica della gara, Senna riuscì a fare appena due giri prima che la safety car si fermasse, schiantandosi subito dopo nella velocissima curva Tamburello, urtando un muro di cemento a più di 130 miglia orarie. Nel 1987, Nelson Piquet aveva avuto un incidente su quella stessa curva, uscendone appena contuso; nel 1989 Gerhard Berger era uscito dalla Tamburello con la vettura trasformata in una palla di fuoco. Rimase ferito ma sopravvisse. Nel 1994, quando Senna ebbe il fatale incidente, la sua vettura urtò il muro con un’angolazione diversa e parte delle sospensioni gli finirono addosso, bucandogli il casco e causandogli delle fratture al cranio che si rivelarono fatali. I medici trovarono una bandiera austriaca nella sua vettura: voleva rendere omaggio a Ratzenberger alla fine della gara.
Molto più di un film dedicato agli appassionati di Formula 1, “Senna” racconta una storia speciale in modo speciale, abbandonando le tecniche documentaristiche in favore di un approccio più squisitamente cinematografico, utilizzando una grande quantità di filmati di repertorio, perlopiù recuperati dagli archivi della Formula Uno e mai mostrati prima.
Il produttore James Gay-Rees, per realizzare questo documentario sul leggendario pilota, ha tratto ispirazione dalle storie su Senna che gli raccontava da piccolo suo padre che lavorava per la John Player Special, la società del tabacco che sponsorizzava la Lotus nera di Senna nel 1985, ed aveva quindi avuto modo di conoscerlo. “Mio padre tornava dalle gare – ha dichiarato in una nota – e mi raccontava che c’era veramente qualcosa “d’altro” in questo giovane ragazzo. ‘Era particolare. Molto diverso dagli altri giovani piloti. Era molto sicuro di sé. Credeva fermamente nei suoi ideali. Era diverso e molto acuto’.