E’ la storia di una caduta rovinosa ma anche quella di una rinascita. Racconta il travagliato percorso di un uomo che, travolto da un terremoto emozionale ed economico, trova comunque, dopo aver “toccato il fondo”, la strada per uscire dal buio, per riappropriarsi della propria dignità e riconquistare l’affetto del figlio. A dare volto ed anima ad Antonio, personaggio complesso e sfaccettato, Giuseppe Fiorello che torna su Rai1 dopo strepitosi successi come “La leggenda del bandito e del campione”, “Lo scandalo della Banca Romana” “Il sorteggio” e “La vita rubata” e dopo il fortunato ciclo “Storie di un italiano” che, proprio la scorsa estate, ha riportato sul piccolo schermo le grandi fiction interpretate dall’attore siciliano.
“Sarò sempre tuo padre” è una produzione Rai Fiction-Solaris, per la regia di Lodovico Gasparini. Accanto a Giuseppe Fiorello, Ana Caterina Morariu e Rodolfo Laganà. La sceneggiatura è firmata da Francesco Asioli, Anna Maria Carli e Salvatore Basile con la collaborazione di Giuseppe Fiorello e Lodovico Gasparini. In onda in prima serata su Rai1 martedì 29 e mercoledì 30 novembre.
Le separazioni e i divorzi sono eventi traumatici nella vita delle famiglie, non solo dal punto di vista dei sentimenti e degli affetti, ma anche per quanto riguarda l’aspetto economico.
La separazione abitativa e la definizione della quota di reddito da passare al coniuge pongono spesso problemi di difficile soluzione.
Si assiste così al diffondersi di un fenomeno nuovo. Sono migliaia in Italia i casi di padri separati in gravi difficoltà economiche a causa degli alimenti da pagare alle famiglie. Ma il problema più grave rimane la lontananza dai figli: il tempo scarsissimo che molti padri separati hanno a disposizione per frequentare i propri figli, per vederli crescere, per sentirsi ancora i loro papà.
Ed è proprio questo che “Sarò sempre tuo padre” intende raccontare.
Prima puntata
Antonio, quarantenne venditore d’auto è sposato con Diana e ha un figlio di sei anni che adora, Andrea: la sua vita è felice. Ma apprestandosi a festeggiare il suo anniversario di matrimonio scopre una verità sconvolgente: Diana non lo ama più. Antonio cerca di riconquistarla, fa di tutto per non perdere il suo mondo, ma invano. In breve tempo, Antonio e Diana si separano. Diana comincia a riguadagnare i suoi spazi cercando di recuperare l’autostima che sentiva perduta per colpa del matrimonio. Antonio inizia il difficile viaggio del separato: deve cercarsi un luogo dove dormire, risparmiare per pagare gli alimenti a moglie e figlio, trovare una dimensione nuova dopo essersi sentito a lungo tranquillo e realizzato nel focolare domestico. Ma, mentre la donna, seppur accompagnata dai sensi di colpa per la decisione presa, riesce lentamente a risalire la china Antonio precipita lentamente ma inesorabilmente, in un vortice oscuro: la sua vita gli appare come un fallimento, la mancanza di Andrea, che può vedere solo ogni due fine settimana, l’amore per Diana che non riesce a dimenticare, i mille dubbi sulle sue capacità di marito e di padre, lo gettano nella disperazione. E’ nervoso, distratto sul lavoro, aggressivo con tutti. In breve tempo viene licenziato dalla concessionaria e non può più permettersi di pagare gli alimenti a Diana. Ciò innesca una sorta di “guerra dei diritti” a colpi di carta bollata, ingiunzioni del tribunale, interventi degli avvocati. Antonio comincia a perdere colpi anche agli occhi del figlio: appuntamenti mancati, l’impossibilità di stargli vicino come vorrebbe, senza dover chiedere sempre permesso alla ex moglie, senza poterlo accogliere in una vera casa. Mentre Diana vive le inadempienze di Antonio come segnali di scarso attaccamento al figlio e di inaffidabilità dell’ex marito. Antonio si riduce infine ad elemosinare i pasti alla mensa della Caritas senza un posto dove dormire.
Seconda puntata
Antonio si barcamena in una serie di problemi che non avrebbe mai voluto affrontare, niente lavoro, niente soldi, niente casa: a questi si somma lo sconforto per l’amore perduto di Diana e la difficoltà di svolgere il suo affettuoso compito di padre che gli viene puntualmente ostacolato dalle carte bollate del cinico avvocato dell’ex moglie. Antonio tocca il fondo quando, invitato al compleanno di Andrea, rinuncia ad andarvi perché non ha potuto comprargli il regalo che il bambino sognava. Antonio si addentra in un mondo sotterraneo ma tristemente reale: la vita dei padri separati che vivono di normale stipendio, spesso ridotti in rovina per via degli alimenti da corrispondere alle loro famiglie che non possono più neanche frequentare. E sarà insieme ad un piccolo gruppo di nuovi amici che condividono lo stesso destino, che Antonio riuscirà lentamente a risalire la china, a trovare un nuovo lavoro e a riconquistare l’ammirazione di suo figlio. Mentre Diana comincia a capire di essere stata troppo dura con lui e forse strumentalizzata dal suo avvocato, Antonio arriverà a compiere un gesto clamoroso che attirerà l’attenzione dell’opinione pubblica sul destino dei padri separati. Una protesta pubblica, incatenarsi ad un monumento nei pressi del Teatro di Marcello a Roma, che esprime un solo, sincero e lacerante urlo: toglieteci tutto, ma non i nostri figli. Perché i figli hanno bisogno dell’amore dei genitori, ma anche i genitori hanno bisogno di amare i figli. E sarà in quel frangente che Diana capirà che anche se non ama più il suo uomo, deve dargli la possibilità di assistere alla crescita di suo figlio, senza limiti ma con la libertà serena dell’amore che lega per sempre genitori e figli, senza distinzioni.