Otto luoghi, otto storie. Parte dal racconto di professionisti e da alcuni luoghi simbolo, evocativi del loro mondo, il documentario ‘Mai più come prima’ che Sky TG24 manda in onda da venerdì 19 alle 19, in occasione dell’anniversario della pandemia da Covid 19. Con la supervisione editoriale del vicedirettore Omar Schillaci e di Daniele Moretti, a cura di Roberto Palladino, il reportage vede la regia di Flavio Maspes e uno degli anchor del canale, Paolo Fratter, a fare da raccordo fra le diverse vicende, contestualizzandole all’interno degli stravolgimenti causati dal virus. Un racconto che attraverso l’esperienza personale ed intima degli intervistati vuole rappresentare ciò che è stato tolto alla normalità delle nostre vite, ma anche ciò che un avvenimento epocale come quello che stiamo vivendo può averci regalato. Dal ribaltamento delle priorità, alla capacità di rinnovarsi immaginando un futuro diverso, al non dare per scontato che ciò che abbiamo ci sia dovuto.
Fra le testimonianze raccolte, quella di Raffaele Bruno, l’infettivologo che ha curato il primo paziente affetto da Covid del mondo occidentale (“Credevamo di avere il virus molto lontano, invece lo avevamo già in casa” ma allo stesso tempo “grazie alla guarigione di Mattia, tutti hanno potuto pensare di farcela”) e di Carla Fracci (“Le emozioni del teatro mancano a noi e al pubblico”), incontrata all’interno del Teatro alla Scala di Milano, uno dei luoghi simbolo dell’arte della cultura italiana, fra i settori i più colpiti dall’emergenza sanitaria. Mentre, da una delle sale del cinema Ariston di Roma, Carolina Crescentini dice: “Una delle cose che mi fa soffrire di più è che sono davvero poche le persone consapevoli di ciò che sta accadendo a tutti i lavoratori dello spettacolo”. Le telecamere di Sky TG4 hanno documentato anche l’esperienza di Beppe Bergomi, incontrandolo nello stadio di S. Siro vuoto. L’ex campione del mondo si è ammalato di covid lo scorso 8 marzo, giorno del lockdown (“L’ho superato senza saperlo, perché avevo altri sintomi rispetto a quelli noti allora”) e sul suo lavoro di commentatore dice: “Vedere gli spalti vuoti è una tristezza. All’inizio far sentire l’allenatore, come l’arbitro conduce la partita o quelo che si dicono i giocatori in campo è interessante ma alla fine manca l’emozione che ti può dare solo il pubblico”.).
Hanno raccontato davanti le telecamere di Sky TG24 il loro punto di vistasulla pandemia anche Christian Greco, Direttore del Museo Egizio di Torino; Alessandro Pasqualotto, ristoratore a Milano, Luca Mezzaroma, docente al Liceo Scientifico Kennedy di Roma e l’architetto Leonardo Cavalli.