Il fantasma (molto concreto) di un format si aggira per l’Italia: è The Voice of, la nuova creatura di John De Mol, l’olandese che ha inventato, fra l’altro, il Grande Fratello, acquistata dalla Toro e attualmente sul tavolo di tutti i broadcaster italiani. L’ennesimo talent per aspiranti popstar destinate magari a durare lo spazio di un mattino? Non proprio: e non solo perché ha già sbancato sulla olandese Rtl4, risultando lo show più visto di sempre e facendo triplicare gli ascolti della rete, e ha esordito col botto anche in America, sulla Nbc, con quasi 12 milioni di spettatori (meglio di Glee e Ballando con le stelle), ma perché si tratta di un ‘talent etico’. L’espressione è di Agostino Saccà, già direttore generale della Rai nonché capo di Rai Fiction, che in quanto a definizioni e slogan creativi è una specie di Mourinho della tv e che è consulente editoriale per il lancio italiano di The Voice.
‘Niente egoismo, niente apparenza e look, niente conflittualita’ e aggressività tra concorrenti – spiega Saccà – ma solo il puro talento e la bellezza della vocé. Cosa garantisce questa democrazia del risultato? Lo stesso ingrediente che ha tenuto milioni di spettatori incollati al teleschermo: il meccanismo del gioco che permette una valutazione, la più oggettiva possibile, delle doti canore dei concorrenti”. Nella prima fase, quelle delle selezioni, cui possono partecipare migliaia di aspiranti cantanti, a decidere la scrematura è un software: uno strumento di selezione online che misura il tono e la tipologia della voce assegnando due voti; se la media è pari o superiore a 7 si accede alle audizioni ‘al buio’. E’ la parte forse più innovativa dello show: i cantanti si esibiscono e i quattro giudici-insegnanti, star di indiscussa fama (in Usa fra gli altri c’é Christina Aguilera), sono seduti di spalle e quando sentono una voce che li convince e li ammalia, premono il pulsante per assicurarsi la futura star. Solo lo spettatore, secondo una regola di suspence che ha fatto la fortuna dei film di Hitchcock, sa tutto e vede tutto. In seguito i cantanti, accompagnati e istruiti dai loro mentori, si sfideranno dal vivo fino alla finale che arriva dopo 17 puntate nelle quali i giovani talenti si esibiscono anche in duetti con i ‘colleghi’ più famosi. Chi si accaparrerà The Voice? Il candidato naturale sembra essere Rai2, che ha perso X-Factor ma che secondo qualcuno sarebbe vicina a riproporre Operazione Trionfo, che fu già un fallimento su Italia 1, nonostante Miguel Bosé. “L’inizio dell’avventura di The voice – spiega Marco Tombolini della Toro – somiglia molto, in termini di successo immediato, al percorso che fecero Grande fratello e Affari tuoi: potrebbe dunque replicare lo stesso successo internazionale e per una rete, proprio come Gf e il gioco dei pacchi, potrebbe rappresentare una scelta strategica”. Per un numero di puntate superiore, fra l’altro, The Voice costerebbe meno di X-Factor (circa 700 mila euro a puntata): insomma, ha tutti gli ingredienti per piacere alla neo dg, Lorenza Lei.
FANTASTICO NON VEDO L ORA